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una popolazione nella quale gli anziani avevano un peso marginale ad una nella quale
essere ricchi di età costituisce la norma”.
Il progressivo invecchiamento della popolazione italiana risulta particolarmente evidente
attraverso l’analisi di due indici sintetici, entrambi in forte crescita rispetto agli anni
precedenti: l’indice di vecchiaia e l’indice di dipendenza anziani. Nel 2018 l’indice di vecchiaia,
ossia il rapporto tra la popolazione con più di 65 anni e quella di età 0-14 (moltiplicato per
100), è pari al 168,9% ad indicare come la popolazione anziana corrisponda a più di 1,5 volte
quella dei giovanissimi. Tale dato è cresciuto negli ultimi dieci anni di circa 25 punti percentuali
(nel 2008 era pari al 143,4%). Si rileva la stessa tendenza anche per l’indice di dipendenza
anziani, ossia il rapporto tra la popolazione ultrasessantacinquenne e quella in età attiva 15-
64 anni (moltiplicato per 100,) oggi pari al 35,2% contro il 30,7% del 2008.
Le più recenti stime Istat (2018) evidenziano come il processo di invecchiamento, che in Italia
ha avuto un inizio più tardivo rispetto agli altri paesi dell’Unione Europea, sia destinato a
continuare per almeno altri cinquant’anni. Analizziamo nel dettaglio questa affermazione.
Come è possibile vedere dalla Figura 1, la piramide della popolazione residente in Italia al 2017
si presenta piuttosto sbilanciata, caratterizzata da un’età media vicina ai 45 anni e da una
quota di ultrasessantacinquenni superiore al 22% del totale. I valori più bassi, che riflettono il
drastico calo delle nascite registrato negli ultimi anni, si presentano nelle classi d’età della
prima infanzia; mentre quelli più alti figurano tra le coorti del baby boom nazionale (1961-
1976), che oggi rappresentano la popolazione in tarda età attiva.

Figura 1 – Piramide della popolazione residente in Italia (Anni 2017-2065)

Fonte: Istat (2018).

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